Taino e la frazione di Cheglio
Raggiungiamo Taino percorrendo la SP 48 e ci rechiamo nei pressi del
Cimitero di fronte al quale, in P.le Elvira Berrini Pajetta, c’è un ampio
parcheggio gratuito in cui possiamo lasciare l’auto. Sulla collina prospiciente
ci accoglie la scritta “Taino”.
Alla sx del parcheggio diparte un sentiero che percorriamo per raggiungere il “Parco di Taino”.
Giunti alla sommità del Parco imbocchiamo il V.le dei Carpini (1)
verso sx ed arriviamo all’ingresso di “Palazzo Serbelloni”.
Il “Palazzo Serbelloni”, signorile villa del 1700, passato poi alla famiglia Corti di Santo Stefano Belbo fu edificato sui resti di un antico castello. Ha un corpo rettangolare a tre lati disposti lungo un ampio cortile interno ed è circondato da un vasto parco con alberi secolari ed essenze pregiate.
Annessi al Palazzo ci sono la Chiesa di Santa Maria Nascente e la
ghiacciaia.
Torniamo ora indietro e ci addentriamo nel “Parco di Taino” che è stato realizzato nel 1991 su progetto dell’artista Giò Pomodoro, autore della scultura-monumento “Il luogo dei 4 punti cardinali” situata al centro del parco.
Il Parco è un grande spazio verde al centro del paese con un
suggestivo panorama sul Lago Maggiore, il Monte Rosa e la Rocca di Angera.
La scultura-monumento “Il luogo dei 4 punti cardinali” è un’opera
realizzata in granito bianco, grigio e rosa, acqua e ferro che celebra il
solstizio d’estate. Essa ha al centro l’alto pilastro-gnomone che, alla data del
21 giugno a mezzogiorno, cattura i raggi del sole attraverso una fessura
tagliata al suo interno e segnalata in marmo nero sulla superficie e li
proietta sul pilastro spezzato nel punto indicato da una tacca. I giochi di
ombra indicano inoltre il solstizio d’inverno e gli equinozi di primavera ed
autunno. Altra curiosità : l’ombra del pilastro indica inoltre altre due date
in cui due stelle di prima grandezza (Deneb e Capella) si trovano a mezzanotte
sullo zenit di Taino il 12 dicembre ed il primo agosto. I calcoli astronomici
sono stati eseguiti dall’astronomo Corrado Lamberti.
All’interno del Parco sono posizionate altre opere d’arte : “Il mito di Eco e Narciso” scultura in ferro di Raphael De Vittori Reizel (2002), “Ruota di mola” opera di Giancarlo Sangregorio (2009/2010) e “Fogli del libro dell’alchimia” scultura in ferro di Renato Bonardi (2002).
Finita la visita al Parco ci dirigiamo verso la Scuola Primaria nel
cui cortile è posizionata una vecchia locomotiva.
A ricordo dei ferrovieri tainesi la ProLoco provvide, con il contributo di tanti cittadini, ad acquistare e sistemare la locomotiva tipo 835 chiamata “La Cirilla” e considerata dai tecnici e dagli appassionati come una delle migliori macchine a vapore costruita in passato. La locomotiva, dopo un laborioso viaggio, giunse a Taino il 6 gennaio 1976 e fu accolta con grandi festeggiamenti : purtroppo attualmente non versa in buone condizioni.
Percorriamo V.le dei Carpini in tutta la sua lunghezza e raggiungiamo P.za Pajetta dove è sito il Palazzo Comunale ed il Monumento ai Caduti realizzato nel 1919 ad opera di Giovanni Cattaneo.
Ritorniamo verso il V.le dei Carpini ed andiamo a dx pervenendo in P.za Patrioti (2).
Proseguiamo su Via Pajetta per 50 mt ed imbocchiamo a dx Via Mazzini al cui termine perveniamo in P.za S. Stefano (3).
In fondo alla piazza si erge maestosa la Chiesa parrocchiale dedicata a S. Stefano Protomartire (Il Dumin).
L’attuale Chiesa fu costruita nel 1874 su progetto dell’Ing. Cavallini al posto di un’antica chiesa preesistente del XII secolo e venne consacrata il 17 settembre 1892. Il parroco dell’epoca, don Antonio Caminetti, chiese aiuto alla famiglia Serbelloni feudataria di Taino che sostenne gran parte del costo di edificazione a cui contribuì anche la popolazione. La lunetta sopra il portale d’accesso è una copia dell’originale mosaico raffigurante S. Stefano che fu realizzata nei laboratori di Antonio Salviati a Venezia nel 1883 e che ora, dopo il recupero nel 2000, è conservato all’interno della chiesa. Nel 1956 venne istituito un Comitato pro-restauri presieduto dall’Ing. Dino Montesi che provvide al rifacimento di alcune parti della chiesa. Nel 1992 furono sostituiti gli infissi delle finestre e del rosone con l’applicazione di vetrate artistiche realizzate da Marco Foderati e modificato l’altare con l’ambone. Il campanile che si eleva sul fianco meridionale risale al XII secolo.
L’interno appare come un tempio neogotico a tre navate con due
cappelle affrontate e coro poligonale. Le volte a ogiva sono rette da pilastri
polistili.
La Chiesa si eleva al centro di un vasto piazzale, aperto ad ovest
verso una spettacolare veduta del Lago Maggiore e delle Alpi, centrata dal
profilo della Rocca di Angera e al di là del braccio di lago di quel che rimane
del fortilizio gemello che sorgeva sopra Arona dove nacque San Carlo Borromeo.
Torniamo ora all’incrocio con Via Pajetta e Via Berrini e ci incamminiamo in Via Garibaldi, percorsi circa 70 mt giungiamo ad uno slargo dove è sita l’Edicola di S. Eurosia (4).
La costruzione è un monumento storico di origine antica databile agli inizi del 1700, nel 1853 fu ampliata e ripristinata per volontà del duca Giuseppe Serbelloni a memoria della figlia Amalia. Le pareti interne sono decorate da un ciclo di affreschi raffigurante Sant’Eurosia (protettrice dei frutti della terra), San Sebastiano e Sant’Antonio Abate.
Proseguiamo a dx in Via Piave per 200mt fino al bivio dove scendiamo
in Via Zinesco per ammirare una cappelletta in corso di restauro : al suo
interno c’è un bel dipinto a tema religioso.
E’ tempo di tornare sui nostri passi : Via Piave per 140 mt, a dx Via
Berrini per 50 mt, Via Pajetta, P.za Patrioti ed eccoci al V.le dei Carpini.
Scendiamo dal sentiero del “Parco di Taino” per tornare al parcheggio di P.le
Elvira Berrini Pajetta.
All’incrocio con la SP 48 e la Via Pasubio (che conduce alla frazione di Cheglio) si trova una particolare fontana (5).
Il bacino di questa fontana è costituito da un sarcofago romano del II secolo d.c. posizionato in questo luogo alla fine del 1700. A questa fontana venivano abbeverati i cavalli e i buoi che trainavano i carri carichi d’uva che i contadini di tutta la zona portavano alla distilleria Rossi di Angera. La fontana-sarcofago romano è stata valorizzata nel 2016 con l’apporto di un mosaico parietale creato dall’artista tainese Gabriela Pagliari che si è ispirata al tradizionale mosaico romano/bizantino delle due colombine appoggiate su una vaschetta. Sulla parete è stata riportata la stessa frase lì scritta originariamente incluso l’errore ortografico. La riqualificazione è stata promossa dal Museo di Storia Locale e realizzata grazie al contributo di diverse associazioni e di numerosi cittadini.
Decidiamo di salire a Cheglio sulla Via Pasubio : alla nostra dx è
situato il cancello d’accesso al parco di “Palazzo Serbelloni” e percorrendo la
strada si ha un’ottima visuale sul Palazzo ed il suo parco.
Percorsi 350 mt troviamo un parcheggio al cui lato dx troviamo l’antico lavatoio ed una piccola casetta dei libri.
Il luogo in cui sorge il lavatoio era di proprietà del marchese
Gaspare Corti che il 17 luglio 1936 cedette gratuitamente ed in perpetuo al
Comune di Taino l’appezzamento di terreno di mq 300 e il diritto d’uso
dell’acqua proveniente da una sorgente di sua proprietà. Grazie all’interessamento
del commissario prefettizio Francesco Berrini fu finalmente possibile costruire
il lavatoio secondo il progetto dell’Ing. Carlo Berrini nel luogo individuato
fin dal 1909.
Il lavatoio, unico ancora presente a Taino, è un simbolo della storia passata : una concreta testimonianza della vita quotidiana della gente e del lavoro faticoso di generazioni di donne.
Proseguiamo su Via Pasubio fiancheggiando edifici caratteristici e ben
curati, dopo 230 mt saliamo a dx sul bell’acciottolato di Via S. Damiano : dopo
pochi passi scorgiamo l’Oratorio di San Giovanni Battista.
Questa piccola chiesa fu costruita nel XVII secolo secondo i dettami di S. Carlo Borromeo; è di piccole dimensioni a forma quadrangolare posta in luogo elevato con due piccoli locali adiacenti sul lato destro. Nel 1997 è stato posto nella chiesetta l’antico altare proveniente dall’ Oratorio di San Damiano egregiamente restaurato. Una moderna vetrata è stata posizionata sopra il portale di ingresso e nel 1998 il piccolo campanile è stato dotato di tre nuove campane. Sempre nel 1998 è stato restaurato anche l’antico fonte battesimale proveniente anch’esso da San Damiano e utilizzato come acquasantiera, databile tra il XIII e il XIV secolo. Nel 2011 fu eseguito un intervento di restauro conservativo sulla facciata con decori simulanti un doppio ordine di slanciate lesene interrotte da plinti classicheggianti.
Continuiamo su Via S. Damiano per altri 250 mt : alla nostra sx
troviamo una stradina privata in salita.
Sapendo che all’interno della proprietà si trova la Cappella dei SS
Cosma e Damiano (6) ci arrischiamo a percorrerla e incontriamo la proprietaria
dell’immobile : una signora gentilissima e molto disponibile che ci conduce
alla Cappella per farcela visitare.
Della costruzione, risalente probabilmente ai secoli X-XI, si hanno le
prime notizie nel 1565 quando l’oratorio era di patronato della famiglia
Avogadro di Angera. Dopo la costruzione dell’Oratorio di San Giovanni Battista,
in posizione più centrale all’abitato, l’edificio fu abbandonato e si trova
attualmente all’interno di una proprietà privata e viene utilizzato come
deposito. Sulle pareti rimangono i segni degli affreschi originari.
La Cappella versa in stato di degrado ma la passione che la proprietaria mette nel descriverla e nel raccontarci le leggende che la riguardano vale davvero la visita : è pur sempre una testimonianza storica di Cheglio.
E’ tempo di percorrere il cammino a ritroso per tornare al parcheggio
e concludere l’escursione.
Lunghezza
percorso : circa 4 km
Nella galleria fotografica alla fine del post troverete
tutte le foto dei luoghi visitati.
Aggiornato ad
agosto 2022
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