Casbeno da scoprire
Percorriamo la SP1 del Lago di Varese fino alla Schiranna, alla rotonda invece di scendere verso il Lago giriamo a sx ed imbocchiamo Via Macchi poi Via Dezza per circa 1 km. Saliamo a dx in Via Maestri del Lavoro e poi a sx in Via Daverio in centro a Bobbiate. Continuiamo fino alla rotonda dove c’è il Supermercato Coop e proseguiamo su Via Daverio seguendo le indicazioni per “Questura-Prefettura” fiancheggiando il Cimitero di Casbeno. Passiamo sotto al Ponte della Ferrovia e giriamo a dx sempre su Via Daverio : dopo 150 mt di fronte alla Stazione di Casbeno troviamo il Parcheggio Multipiano, saliamo la rampa per raggiungere il piano superiore dove possiamo lasciare l’auto gratuitamente.
Iniziamo
l’escursione andando a dx in Via Daverio per 100 mt e poi saliamo a dx in Via
Ugo Bassi, attraversiamo sulle strisce pedonali di Via Trentini e continuiamo
su Via Ugo Bassi. Dopo 280 mt all’incrocio saliamo a sx in Via Menotti dove
troviamo la segnaletica per “Santuario della Schiranetta” (1) che raggiungiamo
dopo 60 mt.
La piccola chiesa è dedicata a Santa Maria della Purificazione. L’edificio è di piccole dimensioni, con una sola aula d’impianto romanico. Il presbiterio corrisponde alla parte più antica dell’edificio (1200) poiché la navata fu aggiunta tra il Trecento ed il Quattrocento. La facciata conserva porzioni di un grande affresco datato 1408 di autore ignoto : vi si riconoscono San Pietro e Sant’Antonio. All'inizio del XVI secolo la chiesetta divenne proprietà delle Suore Romite del Sacro Monte fino al 1798 quando Napoleone soppresse gli Ordini Religiosi. Per lungo tempo abbandonato all’incuria, l’intero complesso venne restaurato nel 1960 per opera di Giovanni Macchi. All’interno sono stati scoperti lacerti di pitture murarie risalenti al XIV-XV secolo. Sono affrescati una Madonna del Latte, una Madonna con San Giovanni Battista e Dio Padre che regge un Crocifisso. Il presbiterio ospita un bellissimo altare in stucco del XVIII secolo con una piccola statua della Madonna col Bambino. La Chiesa viene aperta il 2 febbraio di ogni anno in occasione della Festa della Purificazione della Vergine (detta anche Festa della Candelora).
Torniamo
indietro fino all’incrocio e proseguiamo a sx in Via Menotti per 300 mt :
all’incrocio andiamo a dx in Via dei Campigli per 170 mt ed eccoci arrivati in
P.le Libertà (2).
Qui si trovano edifici storici come la “Casa Maria Ausiliatrice”, concepita negli anni 1958-1964 da Suor Luisa Oreglia ispettrice dell’Ispettoria Sacro Monte di Varese, fu inaugurata il 18 ottobre 1964.
Una curiosità
“profana” : sul terreno dove oggi sorge la Scuola fu inaugurato il 6 ottobre
1878 l’Ippodromo che era una delle grandi attrattive per i raffinati ospiti del
Grande Albergo Excelsior.
Di notevole
impatto architettonico l’edificio dell’ex “Casa del Fascio” (3).
La costruzione della “Casa del Fascio”, nota anche come Palazzo Littorio e sede dell'attuale Questura, fu iniziata il 7 marzo 1933 su innovativo progetto dell'Arch. Mario Loreti ed inaugurata il 28 ottobre del 1933. Nell’edificio avevano sede tutte le organizzazioni che facevano capo alla Federazione fascista provinciale. Il Loreti ebbe l'intuizione per Palazzo Littorio di sfruttare il terreno triangolare, concesso dalla Provincia, posto poco distante dal “Palazzo del Governo” in Villa Recalcati. Ideò l'ingresso sull'angolo verso la nuova piazza, sormontato da una poderosa torre dell'orologio che ne esalta lo sviluppo verticale e alleggerendo l'angolatura con il corpo di fabbrica sottostante semicilindrico. Le linee rette e curve, l'uso di diversi materiali per l'apparato esterno (mattone, intonaco, travertino, pietra) e l'aggetto della torre costituiscono elementi tipici dell'architettura razionalista del Novecento, ponendo questa costruzione tra le più significative del periodo in Varese. Al piano terreno è collocato il Sacrario, come veniva denominato all'epoca, rimasto immutato nel tempo e unico caso di sacrario fascista conservatosi. L'intera stanza è ricoperta da piastrelle lucide ed opache nere con decori in oro zecchino che sono state realizzate dalla Società Ceramica Italiana di Laveno Mombello su disegno dell'architetto Guido Andlovitz. Lo scalone d’onore appare come una raffinata struttura autoportante con lastre di marmo parzialmente sovrapposte l’una all’altra con un’elegante balaustra completata da un corrimano ligneo. Per abbellire alcuni ambienti dell'edificio venne chiamato il pittore marchigiano Giuseppe Montanari. Al piano seminterrato dell’edificio venne installata la tipografia della Cronaca Prealpina.
Il prezioso
gioiello a cui si accede da P.le Libertà è “Villa Recalcati” (4).
“Villa Recalcati”, oggi sede della Provincia e della Prefettura di Varese, è una delle testimonianze più significative di architettura barocca in Italia. La parte principale fu costruita nella seconda metà del Seicento come villa di campagna della nobile famiglia milanese Recalcati, successivamente ereditata da Don Giuseppe Melzi ed in seguito acquistata da Giovanni Morosini. Nel 1874 si converte nel lussuoso Grande Albergo Excelsior frequentato da personaggi rinomati come Verdi e D’Annunzio. Finito in bancarotta nel 1927, fu acquistato dalla neonata Provincia di Varese nel 1931.
L’edificio è caratterizzato da una pianta ad “U” e vi si accede per mezzo di un viale prospettico separato dall’esterno mediante una cancellata adorna di quattro statue. Villa Recalcati rivolge alla piazza l’elegante cortile d’onore, racchiuso da un basso porticato con tre archi poggianti su colonne binate. L’altra facciata, visibile dal giardino, è impreziosita da statue e da balconi in ferro, le finestre sono bordate da stucchi. La bellissima villa conserva al suo interno preziose opere d’arte tra cui numerosi affreschi, perlopiù settecenteschi, opera dei più importanti decoratori varesini dell’epoca quali Pietro Antonio Magatti e Giovan Battista Ronchelli.
Anche il Parco
vanta un'origine antica e una storia di trasformazioni. Nel 1665 si ha notizia
di un giardino su due livelli e negli anni successivi è documentata la
realizzazione del viale di accesso alla proprietà. Tra il 1737 ed il 1768 venne
ampliato e furono riorganizzate le diverse aree del giardino: una zona per la
coltivazione di agrumi, una per il giardino alla francese e una disposta ad
ortaggio. Venne anche realizzata la grotta, creata sfruttando un terrapieno,
molto apprezzata in epoca romantica.
Il periodo di
proprietà di Giovanni Morosini (1829-1872) introdusse nel parco un solo
elemento di significativa novità: vi fu infatti collocato, in un'urna, il cuore
di Taddeusz Kosciuszko. L'eroe del Risorgimento polacco, morto nel 1817, lo
aveva lasciato in eredità alla moglie di Morosini, Emilia Zeltner, il cui padre
aveva dato asilo a Kosciuszko durante l'esilio.
Un radicale progetto di risistemazione coinvolse invece il parco al momento della trasformazione in albergo, tra il 1872 e il 1874. Ne fu autore Enrico Combi, allievo e principale collaboratore di Giuseppe Balzaretto e assai apprezzato dall'aristocrazia milanese. Il giardino venne rimodellato con forme romantiche, attraverso l’aggiunta di aree “paesaggistiche” secondo la moda inglese. Fu realizzato il carpineto mentre il resto della superficie divenne un vero e proprio parco romantico. Vennero piantate specie rare per offrire all’elitaria clientela un’adeguata sensazione di lusso, con scenari botanici che spaziavano dall’esotico, alle foreste di conifere, alle lande artiche, accanto a fiori provenienti dell’Oriente e piante del Mediterraneo. Alle grotte settecentesche furono aggiunti elementi a rocaille e un ninfeo, ideati per creare un'ambientazione suggestiva intorno all'urna con il cuore di Kosciuszko.
Con il fallimento dell’albergo e l’acquisto della villa da parte della Provincia di Varese, il parco fu chiuso al pubblico e lasciato in stato di semi-abbandono. È stato restaurato e riaperto al pubblico nel 1997, vi si trovano anche installazioni ed opere d’arte contemporanea.
Attualmente è possibile visitare due interessanti mostre : “A8 Cento (1924-2024)” dedicata al Centenario dell’Autostrada Milano-Lainate-Varese e “Dall’Autostrada alle Stelle” a cura del Gruppo Astronomico Tradatese.
Terminata la visita a “Villa Recalcati” usciamo dal viale Montebello ed andiamo a sx attraversando sulle strisce pedonali Via Ghiringhelli, fiancheggiamo la “Questura”, attraversiamo Via dei Campigli e quindi V.le XXV Aprile su cui ci incamminiamo sul lato dx.
Dopo pochi mt di fronte a noi spicca la “Casa in Condominio” (5) opera dell’Arch. Luciano Brunella che, nel corso degli anni ’70, ha progettato e realizzato edifici assolutamente innovativi rispetto alle tendenze costruttive di quei tempi. Il Condominio richiama una compenetrazione di volumi geometrici puri rinunciando al parallelismo del fronte con il V.le XXV Aprile.
Percorriamo V.le XXV Aprile fino a raggiungere la zona dei Plessi Scolastici : qui si erge la “Palestra dei Pompieri” (6).
La costruzione fu realizzata dall’Ing. Edoardo Flumiani tra il 1928 ed 1929, era la Palestra dell’Opera Nazionale Balilla a cui era annessa la Caserma dei Pompieri che è rimasta nella denominazione di uso comune. Il motto che sovrasta l’ingresso “Juventae ludis urbis decori” (I giochi della gioventù sono ornamento della città) preludeva alle vicende successive che l’edificio ebbe a conoscere : qui è nata e cresciuta la squadra di basket divenuta Campione del mondo (Pallacanestro Varese, poi Storm ed infine Ignis).
Nell’angolo tra
i due Plessi scolastici di V.le XXV Aprile è posizionato il “Masso Sacro del
Monte Grappa” (7), ivi collocato il 4 novembre 1954 in occasione della
definitiva assegnazione di Trieste alla Repubblica Italiana a ricordo del
sacrificio dei Caduti nella Grande Guerra. Il Masso di pietra grezza è posto
sopra 4 proiettili di artiglieria pesante.
Percorriamo ora a ritroso V.le XXV Aprile e torniamo in P.le Libertà (2).
Attraversiamo verso sx sulle strisce pedonali V.le Monte Rosa e Via Monastero Vecchio e scendiamo in Via Montebello.
Percorsi 140 mt
saliamo la scalinata che ci conduce sul sagrato antistante da “Chiesa di S.
Vittore in Casbeno” (8).
La chiesa di San Vittore è stata costruita nel XVII secolo per volere di San Carlo Borromeo, che ne indicò la necessità dopo la sua visita pastorale. Dell’edificio originale rimangono alcune porzioni di muro interrate, scoperte durante gli scavi per l’ampliamento sul finire del XIX secolo. La chiesa si presenta oggi con un’unica navata, sei cappelle laterali e un’abside semicircolare. Splendida la facciata a salienti, decorata con pietra bianca. Scandita da paraste e un alto cornicione è ricca di raffinate decorazioni, stucchi, medaglioni, basso ed altorilievi. L’ingresso principale è posto tra lesene corinzie che creano una leggera strombatura. Al di sopra si trova un mezzo busto di Gesù Cristo, mentre sopra gli accessi laterali si trovano San Pietro e San Vittore Martire. Nella sezione superiore si trovano tre monofore, un piccolo rosone e angeli musicanti. Alle spalle svetta il campanile che, alto 53 metri, è secondo solo al “Bernascone” il campanile della Basilica. Realizzata nel 1934, la torre campanaria presenta un alto basamento in pietra e un fusto in mattoni rossi con rientranze e piccole monofore. Al di sopra della cella campanaria è posta una cupola rivestita in rame. Bellissimi gli interni, ricchi di affreschi e stucchi dorati. Nell’arco del presbiterio si trova un maestoso Crocifisso in bronzo realizzato dallo scultore Oreste Quattrini. Nella volta della navata sono affrescati la Gloria di San Vittore e la Venerazione della Vergine mentre in una cappella laterale una grande Crocifissione. Tra le tele si segnalano una cinquecentesca discesa dello Spirito Santo, un San Pasquale in adorazione opera di Pietro Antonio Magatti e una Madonna col Bambino. La cappella invernale è un piccolo museo: numerosi e svariati gli oggetti di culto custoditi, tra cui un altare barocco dorato, un tabernacolo, un Crocifisso e uno stendardo ricamato in oro.
Dal sagrato scendiamo
in Via della Conciliazione per immetterci di nuovo in Via Montebello.
Al termine della via andiamo a sx in V.le Sant’Antonio per 30 mt, attraversiamo sulle strisce pedonali ed entriamo nella frontale Via Dogali.
Giunti in Via Milazzo, di fronte a noi troviamo la “Chiesa Ortodossa” (9) : una seicentesca cappella adibita per lungo tempo a granaio, poi recuperata e restituita alla sua funzione religiosa.
Proseguiamo a
sx in Via Milazzo dove si trova il “Lavatoio” (10) : sulla parete posteriore
all’edificio si trova la scritta “Lavorare e tacere”.
In fondo alla via è sita la “Cappelletta di S. Rocco” (11).
La cappelletta, probabilmente risalente al XVIII secolo, è dedicata a S. Rocco che era il Santo protettore del mondo contadino. Nel dipinto sopra l’altare il Santo è ritratto con il cane che, secondo l’agiografia, lo aiutò a sopravvivere quando era afflitto dalla peste portandogli regolarmente del pane.
Andiamo ora a
dx in Via Maroni, attraversiamo il passaggio a livello della Linea Ferroviaria
“Laveno-Varese-Milano” e poco oltre alla nostra sx possiamo osservare il “Vasseletto”,
una fonte d’acqua attaccata al muro di un orto rialzato di fronte ai civici
26/32.
Al termine di Via Maroni proseguiamo verso sx in Via Rosolino Pilo : di fronte a noi troviamo “Villa Rusconi” (12).
Dopo 150 mt arriviamo al sottopassaggio del soprastante V.le Piero Chiara : in questa via sono poste alcune “Tele Urbane” (13), realizzate grazie all’Associazione WgArt che dal 2011 porta a Varese alcuni tra i più apprezzati esponenti della Street Art affidandogli muri cittadini in totale legalità. Purtroppo le opere qui situate versano in stato di degrado.
Da questa zona si estende la “Casbeno agricola” dove le coltivazioni si sviluppano sulle balze assolate del Mirasole e sui terreni digradanti verso Capolago.
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Casa colonica |
Giunti alla Casa colonica di Via Rosolino Pilo costeggiamo il muretto di recinzione della strada ed usciamo dal varco per dirigerci verso sx su V.le Piero Chiara.
Possiamo camminare in sicurezza sul lato sx lungo il guardrail per 260 mt, scendiamo la scalinata che ci consente di raggiungere il sottopassaggio di Via Mirasole dove possiamo ammirare un bel murale.
Continuiamo verso dx su Via Mirasole per 110 mt e ci ritroviamo nei pressi di “Villa Rusconi” (12).
Andiamo diritti in Via Maroni fino alla “Cappelletta di S. Rocco” (11), entriamo a sx in Via Milazzo per 130 mt fino a raggiungere il “Circolo di Casbeno” (14).
L’ingresso
avviene tramite una scalinata in pietra, il Circolo fu costituito nell’agosto
del 1904 e conserva ancora oggi le cantine con la mastodontica botte rossa da
16.200 litri.
Usciti da Via Milazzo andiamo a sx in Via Daverio per tornare al Parcheggio Multipiano dove abbiamo lasciato l’auto.
Di fronte al
Parcheggio si può entrare nel P.le Meucci per dare un’occhiata alla Stazione di
Casbeno.
Nella galleria fotografica alla fine del post troverete tutte le foto dei luoghi visitati.
Lunghezza percorso : circa 4,5 km
escluso visita “Villa Recalcati e Parco”
Tempo di percorrenza : 1 ore e 20
minuti circa escluse soste e deviazioni
Aggiornato a novembre 2024
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