Viggiù : il centro storico e la Cava didattica

 


Provenendo dalla SP9 arriviamo a Viggiù in V.le Milano, lasciato alla nostra sx il parcheggio della Chiesa parrocchiale di Santo Stefano, proseguiamo fino in P.za Europa dove andiamo a sx nel senso unico di Via Giovane Italia per poi continuare diritti in Via S. Elia per 170 mt. Entriamo a dx in Vicolo Piatti : qui troviamo il parcheggio gratuito in cui lasciare l’auto.


Scesi dall’auto percorriamo Via S. Elia a ritroso fino a raggiungere alla nostra dx la zona pedonale di Via Parrocchiale che conduce al sagrato della Chiesa.

Da qui inizia la nostra escursione nel centro storico.

Di fronte a noi si erge la “Chiesa parrocchiale di Santo Stefano” (16).


La Chiesa, di origini romaniche, ampliata nel XV secolo è stata completata in quello successivo con il pronao disegnato da Martino Longhi il Vecchio. L’interno è a tre navate, scandite da sei colonne monolitiche in pietra di Saltrio; ha sette altari realizzati secondo la tecnica artistica tipica dei maestri viggiutesi. Nel secondo altare a sinistra vi sono due tele, opere prime, di Isidoro Bianchi, nell’unico altare sul lato destro è collocata una tela romana della scuola dei Carracci; gli altari di testata sono coronati da putti dello scultore Elia Vincenzo Buzzi, mentre le vetrate sono del pittore Aligi Sassu. Negli anni ’50, su progetto di Enrico Castiglioni, venne edificata un’aula a lato del coro che ospita una tela della bottega dei Nuvolone e l’antica ancona di scuola romana già sull’altare longhiano.

Ripercorriamo Via Parrocchiale da cui possiamo ammirare il “Campanile della Chiesa parrocchiale di Santo Stefano” (15).


Il campanile è stato costruito tra il 1577 ed il 1594 su progetto dell’architetto viggiutese Martino Longhi il Vecchio. L’opera si inserisce nell’intervento generale di rinnovamento della Chiesa parrocchiale viggiutese approvato da San Carlo Borromeo. La torre è scandita in 5 piani : il primo con cornice e archetti pensili, il secondo e terzo “ciechi” con semplice cornicione, il quarto con il quadrante dell’orologio verso il paese e l’ultimo con cella campanaria coronata da una cuspide in mattoni. Negli anni ’80 del XX secolo è stato interessato da un totale intervento di restauro.

Al termine di Via Parrocchiale perveniamo in P.za Venti Settembre dove andiamo diritti in Via Roma, strada principale del centro storico.


Percorsi  50 mt, alla nostra sinistra si trova un suggestivo esercizio pubblico : “La Taverna del Pompiere”.

La Taverna del Pompiere” è un locale a conduzione familiare che da anni porta avanti nel territorio la storia dei Pompieri di Viggiù : all’interno si trovano memorabilia, poster, quadri, foto e testimonianze di vario genere.


Poco oltre alla nostra dx si apre P.za Albinola con la sua pavimentazione in porfido : qui è posizionato il “Monumento a Garibaldi” (14), opera di Enrico Butti realizzata nel 1885.


Di fronte alla piazza è sita l’ex “Casa Marinoni” (13).


Il centro storico è caratterizzato da numerosissimi portali realizzati in pietra di Viggiù che davano accesso alle caratteristiche corti che facevano da corona alla vita ed alle attività della comunità viggiutese. Di particolare rilievo è il portale seicentesco al civico 23 di Via Roma della casa che fu della nobile famiglia Marinoni. Portale di forma semplice ma allo stesso tempo ricchissima il cui arco, appoggiato sui due piedritti d’imposta, è dolcemente curvato e serpeggiante nel tipico stile barocco.

Proseguendo in Via Roma troviamo alla nostra sx l’entrata dell’ex “Albergo Viggiù” in stile Liberty fronteggiato da una bella area verde.


Ancora pochi passi ed alla nostra sx, in P.za Artisti Viggiutesi, è situato il “Monumento ai Caduti” (12) a ridosso dell’edificio che ospita le Scuole.


“Il Milite”, opera di Enrico Butti, fu inaugurato il 4 novembre 1921 in occasione del terzo anniversario della Vittoria. Il modello in gesso fu realizzato nel 1919 ed è oggi conservato nel “Museo Civico Enrico Butti” (2).

Dopo 30 mt imbocchiamo a sx Via Borromeo per 60 mt raggiungendo l’edificio che ospita la sede della “Società Operaia di Mutuo Soccorso” (11).


La Società Operaia di Mutuo Soccorso di Viggiù, fondata nel 1862, è stata una delle prime organizzazioni del genere nella provincia di Varese. Della sua struttura facevano parte anche la Cooperativa alimentare con annesso forno, il Teatro sociale, la biblioteca e la Scuola d’arte industriale. Quest’ultima, fondata nel 1873, è stata fondamentale per la formazione di ottimi artisti e scalpellini non solo viggiutesi e prosegue ancora la sua attività con i corsi della Bottega dell’Arte. Le sale dell’edificio ospitano la ricca collezione dei modelli in gesso e dei disegni opera degli allievi.

Facciamo il percorso a ritroso tornando in Via Roma : qui si trova il cancello d’ingresso a “Villa Borromeo” (8).


Elegante edificio tardo-neoclassico, progettato nella prima metà dell’Ottocento dall’architetto Giacomo Tazzini. La villa, con pianta a “C”, è aperta su Via Roma con un leggero colonnato che, nella parte centrale, rientra formando una specie di esedra, così da facilitare la veduta e la sosta. Al suo interno spiccano, per le pregevoli decorazioni, la sala cosiddetta “ottagonale” con soffitto decorato con personaggi mitologici e trofei di caccia e pesca e l’azzurra sala d’angolo verso il giardino decorata dal viggiutese Giacomo Pellegatta. Nel parco della villa si trovano l’antica Orangerie e l’ex scuderia, oggi sedi del “Museo degli Artisti viggiutesi dell’Ottocento” (10) e del “Museo dei Picasass” (9). Notevole anche l’ingresso laterale su Via Borromeo caratterizzato dall’arco neogotico in laterizio e pietra di Viggiù, sul lato interno reca lo stemma della famiglia Borromeo.



Di questi Musei, che abbiamo visitato, tratteremo approfonditamente in un prossimo post a loro dedicato.

Usciti dal complesso di Villa Borromeo continuiamo in Via Roma dove si trova un altro maestoso ingresso alla Villa.


All’incrocio successivo è situata la “Chiesa della Madonna della Croce” (7).


La Chiesa prende nome dalla sua collocazione in prossimità di un incrocio. In origine era una semplice cappella, ornata da una Madonna in trono con Santi (XVI secolo), venne ampliata e rimodernata a metà Ottocento. La facciata, ricca di decorazioni, realizzata su disegno di Giacomo Buzzi Leone ospita i busti in cotto di Davide e Mosè eseguiti dallo stesso Giacomo Buzzi Leone. All’interno sculture di Giovanni Piazza, Nando Conti e Stefano Butti, autore anche degli affreschi della volta e un pregevole altare settecentesco di Gabriele Longhi che raccoglie un campionario delle principali pietre decorative impiegate dai “marmorini” viggiutesi.

Percorsi altri 85 mt perveniamo in P.za Risorgimento dove ci sono alcune panchine per sostare ed un’originale fontana.


Continuiamo fino all’incrocio con Via Clivio alla nostra dx, qui attraversiamo ed entriamo nel parcheggio della Banca Popolare di Sondrio : in questo edificio aveva sede l’ex “Caserma dei Pompieri di Viggiù” (24).



L’idea di formare un corpo di pompieri volontari a Viggiù nacque nel 1881 ma si concretizzò soltanto nel 1912 quando, in una pubblica assemblea, si approvarono lo statuto ed il regolamento. L’associazione di idee tra Viggiù ed i pompieri trae spunto dalla canzone “Viva i Pompieri di Viggiù” composta dal maestro Armando Fragna nel 1948 e dall’omonimo film-rivista del 1949 con Totò. Il gruppo viggiutese dei pompieri ebbe la sua ultima sede in questo edificio ove rimase attivo fino al 1962. Nella parte dx del fabbricato è ubicato un bassorilievo del Corpo Volontario di Soccorso.


Facciamo ora il percorso a ritroso per tornare in Via Roma fino all’incrocio con Via Borromeo : alla nostra sx, al civico 62, è posta una targa a ricordo di Enrico Butti che qui nacque il 3 aprile 1847. A fianco è sito un portale in pietra che introduce in un cortile che percorriamo per poi entrare in un passaggio coperto che conduce al Parco Giochi inclusivo dove si può ammirare un bel murale realizzato nel 2024 dagli studenti del Liceo Artistico Manfredini di Varese.




Proseguendo si raggiunge l’area Poste dove è stato realizzato un altro murale dagli studenti del Liceo Artistico Manfredini inaugurato nel settembre di quest’anno; sulla facciata dell’edificio a lato del murale è posta un’edicola votiva rappresentante la “Madonna con Bambino” opera di Pino Rusconi.

Usciamo dal parcheggio verso sx in Via Benedetto da San Fratello pervenendo in Via Castagna, andiamo verso dx e sulla facciata dell’edificio notiamo un murale dedicato ai Pompieri di Viggiù. L’opera è stata realizzata nel 2022, su commissione dell’imprenditore che stava ristrutturando il fabbricato, da Giovanni Magnoli (in arte Refreshink) un artista di Arona.


Al termine di Via Castagna campeggia la rotatoria al cui centro sono posizionati i pannelli dedicati ai quattro Musei di Viggiù.


Continuiamo verso dx per poi attraversare sulle strisce pedonali di Via Butti, proseguiamo verso dx sul lastricato che conduce al parco in cui è collocato l’altro Polo Museale di Viggiù.

Il complesso è costituito dalla “Casa Butti” (1), dal “Museo Gipsoteca Enrico Butti” (2) e dal “Museo Artisti viggiutesi del Novecento” (3).



Di questi Musei, che abbiamo visitato, tratteremo approfonditamente in un prossimo post a loro dedicato.

Usciti dal complesso andiamo sul marciapiede a dx in V.le Varese dove troviamo l’arco che introduce alla “Via Crucis San Martino” (4).


E’ testimoniata l’esistenza di una via Crucis già nel XVIII secolo, disposta lungo la via che porta all’antica Chiesa di San Martino. Originariamente le 14 edicole delle stazioni erano affrescate, attualmente contengono bassorilievi bronzei dello scultore Giacomo Buzzi Reschini collocati nel 1965, i modelli in gesso sono esposti nel “Museo Artisti viggiutesi del Novecento” (3).

Al termine della Via Crucis raggiungiamo la “Chiesa di San Martino” (5).


Prima Chiesa parrocchiale di Viggiù, eretta nel “Castrum”, ampliata nel XVI secolo su progetto di Martino Longhi il Vecchio. L’interno ad aula semplice mostra una pregevole pala d’altare cinquecentesca raffigurante una crocifissione con alla base il ritratto dello scultore papale Nicola Longhi. L’abside è ornata dalle statue dei SS. Nicola e Martino opera di Pietro Cedraschi. La controfacciata conserva il cenotafio dell’architetto Francesco Maria Argenti. Il portale principale (XVI secolo), in pietra di Viggiù, reca nel timpano spezzato lo stemma della famiglia Longhi.

Ritorniamo ora in V.le Varese dove, di fronte a noi, è situato il “Cimitero vecchio” (6).

Le tumulazioni iniziarono nel 1820 e terminarono nel 1910, da allora il cimitero non ha subito alcun intervento conservando la tipica atmosfera “romantica”. I cenotafi sulle pareti perimetrali raccontano pagine della storia viggiutese dell’Ottocento. Le statue di maggior pregio sono state rimosse e collocate all’interno dei musei e nei saloni di Villa Borromeo. Numerose erano le cappelle, la più notevole è quella della famiglia Corti in elegante stile neoclassico. Gli imponenti tigli furono messi a dimora nel 1923 quando il cimitero venne trasformato in “Parco della Rimembranza” a ricordo dei caduti della Grande Guerra.


Andiamo ora verso sx sempre sul marciapiede di V.le Varese ed attraversiamo di nuovo sulle strisce pedonali di Via Butti che percorriamo per 180 mt fino a raggiungere P.za Europa : qui, alla nostra dx, è situato il fabbricato dove c’era la fermata della “Tramvia Viggiù-Piamo” (25).


Nel 1909 si costituisce la “Società Anonima Tramvia Viggiù” e viene presentato un progetto per una linea di collegamento con la stazione ferroviaria di Bisuschio. L’8 aprile 1912 si inaugura la tratta tranviaria con tre fermate intermedie, che si sviluppa con un notevole dislivello per una lunghezza di circa 2,5 km con capolinea in questo luogo. Nel solo anno 1945 i passeggeri trasportati furono 384.602. L’ultima corsa della tramvia Viggiù-Piamo si svolse il 27 marzo 1951. Il servizio venne sospeso a causa della sopravvenuta trasformazione da 600 a 3000 volt del sistema di alimentazione elettrico.

Poco oltre, in curva, si erge la “Chiesa del Rosario” (17).


La prima chiesa risale al XVI secolo, in seguito un progetto di Onorio Longhi (non completato) l’avrebbe trasformata in un grandioso edificio manierista, mentre l’attuale costruzione è del XVIII secolo. L’interno, ad aula unica di gusto barocco, scandito da colonne e da eleganti balconcini, ha nelle volte affreschi di Carlo Maria Giudici (La Trinità e San Domenico che riceve il Santo Rosario). L’altare neoclassico di Francesco Maria Argenti è ornato da due statue di profeti opera di Gaetano Monti.

Torniamo in P.za Europa ed imbocchiamo alla nostra sx Via Giovane Italia

Al termine della via ci ritroviamo all’incrocio con Via Parrocchiale e Via Roma : proseguiamo diritti in Via S. Elia per 60 mt, in un piccolo slargo sorge la “Chiesa della Madonnina” (19).


La Chiesa settecentesca dedicata a Santa Maria Nascente, comunemente chiamata della Madonnina, venne edificata nel 1718 sul luogo dove sorgeva una piccola cappella. L’altare neoclassico è ornato da medaglioni di Carlo Maria Piazza e da statue di Guido Butti (San Giovanni Evangelista), Stefano Butti (Madonna) e Antonio Galli (San Luca). Nel transetto sinistro è collocata la statua di Santa Lucia, protettrice degli scalpellini, opera di Antonio Bottinelli. In una nicchia la statua di San Benedetto il Moro da San Fratello, opera dello scultore contemporaneo Ignazio Campagna. Il campanile, innalzato nel 1750, termina con una copertura a pianta ottagonale che corona in maniera leggiadra la cella campanaria.

Proseguiamo per altri 120 mt su Via S. Elia e ci ritroviamo nella zona dove abbiamo parcheggiato l’auto : qui all’inizio di Vicolo Piatti è situata “Casa Piatti” (20).


La facciata della casa natia della famiglia Piatti venne realizzata dallo scultore Luigi Piatti con decorazioni in stile eclettico. E’ composta da un elegante portale affiancato da un’edicola con bassorilievo raffigurante Sant’Ambrogio. Tutta la parete è incorniciata da archetti pensili e alla base ha una serie di stemmi familiari di fantasia. Il portale è sormontato da una nicchia turrita ornata da un guerriero a cavallo.

Continuiamo in Via S. Elia per altri 55 mt per poi andare a sx in Via Vico per 140 mt : qui troviamo la segnaletica della “Cava didattica” che ci indica di andare a sx in Via Carrà.


Dopo 180 mt troviamo la “Cappelletta della mamma” e la segnaletica della “Cava didattica” che ci indica di andare a dx.

Dopo pochi passi il percorso diventa sterrato immergendosi nel bosco, troviamo inoltre il primo pannello informativo del “Museo della Pietra”.


Nel territorio ovest di Viggiù vi è una massa imponente di pietra arenaria nella quale, nell’arco di un millennio, furono aperte circa sedici cave di calcarenite della miglior qualità detta “Pietra di Viggiù”. L’attività estrattiva, principale risorsa economica di Viggiù per secoli, ha dato vita alle figure dei Picasass ovvero i maestri scalpellini. Le bellissime e pittoresche cave di Viggiù, oggi abbandonate, si caratterizzano per la particolare tecnica di scavo in diagonale che ha lasciato grandi pilastri quadrati e volte spioventi. Questi ampi porticati di roccia permettevano agli scalpellini di lavorare protetti dalle intemperie e si sono conservati in tutta la loro imponenza.

Continuando sul sentiero si raggiunge la “Cava didattica” (18) frutto di un intervento di recupero realizzato grazie ai fondi del programma di collaborazione Interreg Italia-Svizzera che è stato inaugurato il 17 settembre 2023. La messa in sicurezza dell’area consente di riscoprire e valorizzare un luogo bello e affascinante, testimonianza della storia di questo territorio, che per decenni si è sviluppato grazie all’attività estrattiva.



La località dove è sita la cava è denominata “Valera di Sopra”, si trova alle pendici del Monte S. Elia in zona Olivèe (Oliveto). Di proprietà della famiglia Giudici (1777), passa alla famiglia Bottinelli nel 1870 per poi essere affittata il primo gennaio 1894 alla Società Cooperativa fra gli Operai Marmisti di Viggiù.

Dal culmine del sito si gode un ameno panorama sul paese di Viggiù.



Tornati alla base della cava proseguiamo sul sentiero verso dx che ci riporta dopo 580 mt sull’asfalto di Via Carrà, oltrepassiamo la “Cappelletta della mamma” e continuiamo sempre in Via Carrà fino a tornare all’incrocio con Via Vico su cui proseguiamo verso dx.

Giunti alla “Chiesa della Madonnina” (19) andiamo a sx in Via S. Elia e dopo 120 mt raggiungiamo il parcheggio dove avevamo lasciato l’auto per fare rientro a casa.

L’escursione è adatta a tutti e non presenta alcuna difficoltà.

Nella galleria fotografica alla fine del post troverete tutte le foto del percorso.

Lunghezza percorso : circa 5 km escluso complesso Villa Borromeo e complesso Museo Butti

Tempo di percorrenza : 1 ora e 30 minuti circa escluso visite ai complessi sopraccitati

Aggiornato ad ottobre 2025

Galleria fotografica percorso


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