Chiesa di Santa Maria della Gioia al Montello

 


In Via Montello 80, angolo Via Cardinal Ferrari, a Varese (poco distante dalla Scuola Europea) sorge la Chiesa di Santa Maria della Gioia. È situata in posizione defilata rispetto alla strada, circondata da alberature che ne occultano parzialmente la vista. La chiesa è aperta tutte le domeniche alle ore 9 per la S. Messa e per eventi speciali.

In occasione della Mostra d’arte “Per Arte ricevuta” abbiamo avuto l’opportunità di partecipare ad una visita guidata con Elena Martelli come accompagnatrice.

Dove oggi sorge la Chiesa in passato c’era uno stagno che fungeva da peschiera di proprietà del marchese Gian Felice Ponti, l’esubero d’acqua veniva condotto con tubazione interrata a Biumo Superiore nella Villa Ponti per alimentare i giochi d’acqua nel Parco. All’inizio degli anni Settanta, per far fronte alla crescente richiesta di spazi religiosi ed oratoriali dei residenti nella zona, i Frati Minori della parrocchia di Sant’Antonio da Padova alla Brunella ottennero il terreno dal marchese Ponti.

I Frati Minori affidarono il progetto del complesso a Padre Costantino Ruggeri (al secolo Carlo Ruggeri) - già artista rinomato per l’innovazione dell’arte sacra secondo i dettami del Concilio Vaticano II - e all’architetto Luigi Leoni, che realizzarono questo gioiello di architettura moderna. Questa è la prima chiesa da loro edificata, cui ne seguirono più di trenta in Italia e nel mondo.

L’area dove sorge è stata chiamata da Padre Costantino “golfo mistico”: per lui la chiesa è l’esterno e l’interno, un elemento del paesaggio che con esso si sposa. Intorno all’edificio vennero piantati cento alberi da bosco e duecento piante di rose canine che attualmente non ci sono più. Le pavimentazioni esterne sono state realizzate con ciottoli di fiume.

L’edificio ospita al piano seminterrato alcune sale di aggregazione comunitaria pavimentate in cotto dell’Impruneta, mentre al piano rialzato è collocata la chiesa.


Il sagrato coperto è una soglia tra il mondo esterno e il sacro, un luogo che evoca il tempo in cui i catecumeni sostavano prima di ricevere il battesimo. Al centro del sagrato spicca il fonte battesimale: una roccia di granito nero posata nell’acqua, illuminata da una luce che scende dall’alto. I grandi massi di calcare bianco dei muri provengono dalla cava di Caravate.


Dal sagrato si apre una paratia in bronzo che ci introduce all’interno della chiesa, dove tutto cambia sorprendentemente: entriamo nella bellezza dello spazio mistico voluto da Costantino, veniamo inondati dalla luce grazie alle sue grandi vetrate policrome, ci troviamo in un luogo di silenzio, di gioia interiore e pace.

L'aula si presenta con una pianta insolita, in parte rettangolare e in parte semicurva. Lo spazio, con pavimentazione in ardesia, è caratterizzato dall’andamento curvilineo e degradante delle sedute che crea un senso di abbraccio collettivo, un infinito centripeto che unisce.


L’interno è essenziale, spoglio del superfluo, ma vivo nei colori e nelle geometrie avvolgenti. Tutti gli arredi liturgici portano la firma scultorea di Ruggeri: l’armadio-sacrestia, l’altare in bronzo, il leggio, il ciborio/capocielo in bronzo che si squarcia per inondare di luce l’altare, il crocifisso, il tabernacolo e persino il turibolo. Una Madonna lignea del ‘700 è posta in una nicchia, rivolta verso il tabernacolo, ma visibile anche dall’esterno come ad accogliere i fedeli che salgono verso la chiesa.



Padre Costantino Ruggeri fu ispirato da Le Corbusier, che incontrò nel 1965, nella creazione di spazi che fossero “luoghi di silenzio, di preghiera per l’uomo moderno, di gioia interiore e di pace.” Le suggestioni di Henri Matisse si riscontrano nell’asserto che luce, colore e semplicità diventino strumenti di spiritualità.

Una delle meraviglie della chiesa di Santa Maria della Gioia è la vetrata principale, dove in alto si intravede il profilo del Sacro Monte e del Campo dei Fiori, un richiamo al territorio e alla sua sacralità. Le vetrate in vetro soffiato in piombo, con i loro colori vibranti dialogano con la luce naturale, trasformandola in una materia viva che anima lo spazio e lo spirito.


La copertura piana era stata concepita come un giardino pensile affidato alla sapienza delle stagioni, dove gli uccelli potessero creare i loro nidi.

All’entrata della Chiesa spicca un masso in pietra con la scritta di Cesare Angelini : "In questa chiesa, aperta alla luce, entra, o uomo a salutare la Vergine, madre di ogni nostra letizia".

Santa Maria della Gioia è un esempio straordinario di come l’arte, l’architettura e la spiritualità possano fondersi in un’opera che è insieme luogo di culto e testimonianza di bellezza.

Attualmente il complesso è conservato principalmente da volontari che prestano la loro opera sia per la manutenzione dell'area esterna che per alcuni piccoli lavori di ristrutturazione dell'edificio.

La costruzione necessiterebbe di interventi straordinari e professionali di tutela, salvaguardia e valorizzazione che richiedono adeguati finanziamenti : a tale scopo è stato creato il Comitato “Amici di Santa Maria della Gioia” presente all’interno del sito FAI dedicato ai “Luoghi del Cuore”.

Aggiornato a novembre 2025

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