Varano Borghi : il Museo Diffuso e la Ciclopedonale del Lago di Comabbio

 


Ci rechiamo a Varano Borghi in P.za Matteotti dove possiamo lasciare l’auto nel comodo parcheggio gratuito.

Nel paese è stato realizzato il progetto del “Museo Diffuso” che racconta i luoghi più significativi del comune.

Il percorso si compone di tredici pannelli suddivisi fra architetture religiose, civili e industriali. Molte delle tappe sono un lascito della famiglia Borghi a cui la storia di Varano è profondamente legata. Ad inizio Ottocento infatti la famiglia Borghi fondò un cotonificio e, con gli anni, trasformò il comune in un villaggio operaio. Varano si caratterizza quindi per uno stile architettonico industriale ottocentesco, che lo distingue da tutti i paesi limitrofi. Tra le tappe vi sono diversi ex alloggi dei dipendenti, fra loro gerarchicamente suddivisi in base allo status dei lavoratori. Tutti gli edifici, anche i più semplici, testimoniano il gusto estetico della famiglia.


Piazza Matteotti detta anche Piazza della Chiesa ospita i “Palazzi della Piazza” (1).


La piazza è racchiusa da quattro edifici sorti per volere della famiglia Borghi nella seconda metà del XIX secolo. I due palazzi che si fronteggiano, perpendicolari alla Chiesa, vantano decorazioni, fregi e lesene dipinte, archi e mantovane in legno poste agli angoli delle gronde. Anche sui due edifici che delimitano la Piazza ad ovest sono ancora riconoscibili (sebbene fortemente deteriorati) il marcapiano, i cantonali e le cornici dipinte. Il palazzo rivolto verso nord termina con il loggiato di quello che allora era l’Albergo Stella con trattoria. Questa struttura ricettiva veniva utilizzata per ospitare in paese uomini d’affari, fornitori e viaggiatori con i quali i Borghi intrattenevano rapporti commerciali.

Nella Piazza ci sono alcune panchine dipinte a cura dell’Associazione AVIS-AIDO di Varano Borghi.


In fondo alla piazza si staglia l’imponente “Chiesa del Divino Redentore” (2).


La “Chiesa del Divino Redentore” è stata edificata all’inizio del Novecento come parte della trasformazione urbanistica promossa dalla famiglia Borghi. L’edificio si ispira alla Collegiata di Castiglione Olona ed è opera dell’ingegnere Paolo Cessa Bianchi. La chiesa ha tre ampie navate coperte da volte a crociera costolonate, breve transetto con cappelle estradossate e profondo presbiterio con terminazione poligonale. Imponente la facciata a capanna rivestita con laterizi e pietra chiara a vista. Quattro grandi paraste delimitano la superficie dove si aprono il portale con arco ogivale, due strette monofore laterali e una vetrata artistica a rosone. Corona la facciata una ricca decorazione ad archetti pensili lungo tutto il sottogronda. Gli esterni sono interamente rivestiti con mattoni a vista e scanditi da contrafforti. Sui fianchi si collocano finestre a sesto acuto e il campanile, con fusto in laterizi e slanciata copertura a cuspide. Ariosi gli interni con decorazioni sobrie e luminosi. Sulle pareti e nella volta Carlo Cocquio ha affrescato i patriarchi, gli Evangelisti e una Via Crucis.

Entrando dal cancello sul lato sx della Chiesa colpisce l’edificio del “Salone della Pace”.


Costruito nel 1904 per volere del cappellano dei Borghi Don Filippo Malvestiti è un luogo di ricreazione e svago per i giovani dell'oratorio di Varano.

Usciti dal cancello facciamo pochi passi verso dx ed in Via Varese troviamo il complesso della “Fascia Rossa” (3).


La “Fascia rossa” è un complesso abitativo posto a lato degli edifici parrocchiali, in posizione defilata rispetto alla piazza principale. Era destinato ad accogliere le famiglie dei contadini che lavoravano per i Borghi. Il nome con il quale viene tuttora chiamato deriva dalla fascia in mattoni rossi che decora la parte superiore del palazzo. Oltre il cortile vi erano le stalle dove si ricoveravano animali e attrezzi e dietro a queste i fienili e gli orti.

Proseguiamo in Via Varese scendendo la scalinata e la rampa acciottolata, andiamo a dx e perveniamo in Via Trieste : qui sorgono i “Palazzi Nuovi” (4).



I “Palazzi Nuovi” erano riservati alle famiglie dei contadini che lavoravano nelle aziende agricole della famiglia Borghi. Presentano una struttura “a blocco” con loggiato centrale di distribuzione degli alloggi e facciata in pietra da calce a spacco, con fasce e archi in mattone. Di fronte c’erano i fienili e le stalle sui tetti dei quali si può osservare ancora oggi la presenza dei muri tagliafuoco.

Al termine di Via Trieste andiamo a sx in Via Fiume per 100 mt fino a raggiungere Via Vittorio Veneto; attraversiamo ed entriamo a dx nel “Parco Donatori AVIS-AIDO” : qui si trova un piccolo monumento in pietra posizionato nel 2008 in occasione del 35° anniversario della Fondazione AVIS di Varano Borghi.


Continuiamo verso dx in Via Vittorio Veneto per raggiungere il “Teatro Comunale” e la “Biblioteca” (5).



Torniamo ora indietro per 80 mt sulla Via Vittorio Veneto : sul lato sx della strada si erge “Il Moncucco” (6).


Non sono del tutto accertate le origini di questo grande edificio, probabilmente già esistente prima che i Borghi lo destinassero ad abitazione delle loro maestranze. Presenta un’originale apertura sul lato ovest sovrastata da una grande bifora e da una monofora con finiture in marmo. Sulla facciata si notano ancora alcune bifore più piccole con eleganti colonnine sfuggite a ristrutturazioni poco accorte : sono forse la prova di un’architettura residenziale originaria non destinata ad abitazioni rurali. Da osservare anche gli sfondati svasati delle finestre con finiture in cotto e gli oblò dell’ultimo piano che, nel XIX secolo, ospitavano le bigattiere ovvero i luoghi dove si allevavano i bachi da seta.

Proseguiamo in Via Vittorio Veneto fino all’incrocio con Via N. Sauro : di fronte a noi si trova il palazzo dell’ex Cooperativa di Consumo.


Entriamo ora a dx in Via N. Sauro, dopo pochi passi ci appare il “Campanile romanico di Sant’Andrea” (7) con l’attiguo Municipio.



L’edificazione di una Chiesa in questo luogo, dedicata a Sant’Andrea, risale al periodo medievale. Alcuni documenti ne attestano l’esistenza già nel 1059 e viene citata ancora nel 1574 in occasione di una visita pastorale di San Carlo Borromeo. Fu abbattuta e riedificata a spese della famiglia Borghi e destinata a diventare l’asilo infantile. Oggi rimane la torre campanaria alta 17,30 mt, in stile romanico, inglobata nel Palazzo Comunale edificato al posto dell’asilo. La slanciata torre è interamente in pietra a vista. Sulla struttura si conservano feritoie verticali, specchiature con archetti pensili, bifore con colonnine a stampella nella cella campanaria e copertura a quattro falde.

Continuiamo verso sx sempre in Via N. Sauro per 60 mt, all’incrocio con Via Contini possiamo ammirare il “Palazzo Vittoria o Casa Comunale” (8) detto anche “Cà di Sciuri”.



Questi palazzi vennero costruiti sul finire del XIX secolo allo scopo di alloggiare gli impiegati del Cotonificio, con standard abitativi migliori a rispecchiare lo status dei lavoratori ai quali erano destinati. Non a caso queste abitazioni erano chiamate “di sciuri" ovvero “dei signori”. L’architettura con decorazioni in mattoni a vista, timpani, rose, cornici e archi, testimonia ancora una volta il gusto estetico della famiglia Borghi. Nelle torri o corpi avanzati sono ubicate le scale esterne agli appartamenti e questo permetteva di sfruttare interamente il volume per le abitazioni. All’angolo tra via Contini e via N. Sauro era un tempo situata la “Casa Comunale”, sulla parete si può ancora vedere il supporto in ferro per l’esposizione della bandiera.

Al termine di Via N. Sauro andiamo a sx in Via D. Chiesa fino a raggiungere P.za Borghi.

Alla nostra dx ci appare in tutto il suo splendore “Villa Borghi”.


La Villa, una delle più belle dimore storiche del Varesotto, sorge sulle rovine di un preesistente edificio la cui esistenza è documentata sino dal 1240. Ubicata in uno dei punti più alti del paese fu dimora della famiglia Borghi, importanti imprenditori del tessile provenienti da Gallarate. L’edificio, quale appare oggi, fu progettato dall’Ing. Paolo Cesa Bianchi che intervenne sulla precedente struttura realizzando un fabbricato con pianta a “doppia T”. La facciata principale, in stile eclettico, presenta finestre con modanature in pietra arenaria chiara ed è sovrastata da una sorta di timpano con accanto balaustre in pietra. La Villa contava 65 stanze molte delle quali con soffitti a cassettoni finemente decorati e pavimenti in mosaico, mentre un imponente scalone in marmo conduce al piano alto. Tutt’intorno si estende un parco di 44.500 mq che include grotte artificiali, un laghetto e alcune serre. Davanti all’ingresso si apre un bel giardino all’italiana con siepi di bosso ed una fontana. Dal 2007 la Villa è diventata un albergo prestigioso dotato di ogni comfort con annesso ristorante, palestra e centro benessere.

Usciti da “Villa Borghi” proseguiamo verso dx in Via D. Chiesa fiancheggiando la “Chiesa del Divino Redentore” (2) per poi continuare in discesa in Via Brabbia.


Dopo 220 mt alla nostra dx troviamo il cartello della Ciclopedonale : questo tratto fa parte del collegamento tra la “Ciclopedonale del Lago di Varese” e la “Ciclopedonale del Lago di Comabbio”, percorrendolo fino al sottopassaggio possiamo osservare da vicino l’imponente complesso del “Cotonificio Borghi” (9).


La storia del Cotonificio Borghi ebbe inizio nel 1819, quando Pasquale Borghi impiantò a Varano un filatoio meccanico ad acqua per la filatura del cotone in un vecchio mulino di proprietà sul canale Brabbia. Da lui prese avvio una fiorente industria che valse allo stabilimento riconoscimenti internazionali e il titolo di “Imperial fabbrica privilegiata”. Nel 1841 si ebbe un primo ammodernamento dello stabilimento con l’introduzione di una macchina motrice a vapore che permise un notevole aumento della produzione e degli operai. Il boom si ebbe però nel 1904 con la costruzione della nuova filatura che vediamo ancora oggi: un edificio mastodontico con grandi e luminosi saloni, intervallati da 4 alte torri con le scale e i serbatoi per l’acqua. Nell’architettura della fabbrica la famiglia Borghi pose grande attenzione all’estetica facendola decorare con fregi in mattoni, archi e cornici alle finestre. Dopo la costruzione del nuovo stabilimento con copertura in shed, nel 1913, iniziò il lento e inesorabile declino della famiglia Borghi. Intorno al 1980 la “T.B.M. partecipazioni S.p.A.” acquistò l’edificio della tessitura, lo sottopose ad attenti restauri e vi installò la “Varano Borghi 1819”, riportando nello storico stabilimento le tradizionali lavorazioni. In occasione dell’anniversario dei 200 anni la Borghi 1819 ha riportato i suoi uffici all’interno del sito industriale.

Tornati in Via Brabbia, dopo 420 mt andiamo a dx sulla SP53 (Via Casale Litta) per 320 mt per poi svoltare a sx in Via Boffalora.

Siamo ora nella frazione di Boffalora (10).


Questo agglomerato occupa uno spazio ai piedi della collina San Giacomo e confina con i territori di Casale Litta e Vergiate. Nelle immediate vicinanze si estende la Palude Brabbia e tradizionalmente si trattava di un insediamento agricolo. Della Cascina Boffalora si hanno notizie già nel XVI secolo come parte del latifondo di Varano che apparteneva alla nobile famiglia milanese dei Trincheri, in seguito i beni passarono alla famiglia Trivulzio e poi ai Trecchi marchesi di Cremona. Agli inizi del XIX secolo è il conte Vincenzo Dandolo ad acquistare buona parte del paese e ad impiantare anche a Boffalora una produttiva attività di allevamento dei bachi da seta, nonché la coltivazione di cereali e di viti scelte. La parte più antica della frazione consta di due piazze adiacenti : P.za Duca d’Aosta e P.za Unità d’Italia. Una terza, P.za Colombo detta “Il Bagatt”, rimane in posizione inferiore.

Di fronte a P.za Duca d’Aosta è situata una bella cappelletta dedicata a Sant’Anna, passiamo sotto al ponte della ferrovia e dopo un centinaio di mt perveniamo in Via dei Martiri che percorriamo verso dx.


Dopo 60 mt arriviamo ad un edificio su cui è apposta una lapide a ricordo dei “Martiri partigiani Motta e Contini” (11).


Il 17 marzo 1945 a Cadrezzate i partigiani Achille Motta (25 anni) ed Emilio Contini (27 anni), vennero gravemente feriti in uno scontro a fuoco con il nucleo della brigata nera di Arezzo sfollata a Besozzo. Ricoverati all’Ospedale di Cittiglio e poi, per ordine del capo della Provincia di Varese Enzo Savorgnan, all’Ospedale Militare di Via Rainoldi a Varese e all’infermeria del Comando della XVI brigata nera “Dante Gervasini” furono da qui prelevati. Trasferiti in una caserma della brigata nera fra Sesto Calende e Vergiate, nella notte fra il 6 e il 7 aprile furono caricati dal tenente Umberto Abbatecola della “Compagnia Arezzo” su un motofurgone e a Varano Borghi fu simulato un falso attacco partigiano in località Boffalora. In realtà, l’azione era stata studiata ad opera dei brigatisti toscani che la misero in atto per vendicare l’uccisione di un ufficiale della Repubblica Sociale. Motta e Contini, raggiunti da una pioggia di proiettili, morirono sul colpo. I loro corpi vennero abbandonati nei pressi della casa detta “del latée”.

Attraversiamo la strada per giungere nella zona del parcheggio : da qui ci incamminiamo sulla “Ciclopedonale del Lago di Comabbio”.




Proseguiamo verso sx in direzione “Ternate”, entriamo nel tunnel che ci consente di passare sotto la SP18 e poi a dx saliamo sul ponte in legno che sovrasta il Canale Brabbia.


Percorrendo la Ciclopedonale si godono ameni scorci sul lago di Comabbio e sulle sue rive, lungo il tragitto si trova anche il pannello informativo del “Museo Diffuso” dedicato alla “Piscicoltura” (12).


Nel 1864 la famiglia Borghi acquistò dai Marchesi Litta il diritto di pesca sui laghi di Comabbio e di Monate e nel 1898 l’Ing. Pio Borghi fondò la “Piscicoltura Borghi”, destinata alla coltivazione e pesca nei laghi di Comabbio e Monate. In questi laghi si allevavano principalmente carpe e trote. La Piscicoltura, che gestiva direttamente lo sfruttamento dei due laghi, per mantenere l’ecosistema in equilibrio istituì un regolamento atto a proteggere lo sviluppo della pescosità ed un servizio di guardia pesca. Inoltre, per incrementare la produttività dei laghi, furono effettuati numerosi esperimenti introducendo anche nuove specie ittiche. I pesci introdotti con successo nel Lago di Comabbio sono : la sandra, il persico trota, il persico sole, la carpa a specchi ed il coregone marena. Nelle stesse vasche delle carpe e delle trote si coltivavano le piante del genere Nymphaea e Nelumbo, splendidi fiori acquatici che venivano venduti in Italia e all’estero.


Si giunge quindi al “Parco Pubblico” : un ampio spazio verde dove a fine 2023 è stata installata la “Big Bench n.333” di cui si può persino avere un timbro sull’apposito passaporto previsto per queste attrazioni turistiche.



Usciti dal Parco Pubblico abbandoniamo la Ciclopedonale e continuiamo a dx sul vialetto che conduce alla SP18 (V.le Repubblica), qui attraversiamo sulle strisce pedonali ed imbocchiamo la stradina di fronte a noi.


Perveniamo in Via E. Fermi e passiamo sotto al ponte della Ferrovia, dopo pochi passi saliamo la gradinata a dx che ci conduce in Via del Lavatoio dove è situato l’edificio dell’ex Lavatoio (13).

Percorriamo Via del Lavatoio verso dx per 50 mt fino a sbucare in Via Adua, dopo 100 mt allo Stop continuiamo verso dx in Via N. Sauro per 30 mt.

Arriviamo così al “Palazzo Vittoria o Casa Comunale” (8) che fiancheggiamo sulla sx per continuare in Via Contini, dopo 40 mt raggiungiamo Via Marconi : di fronte a noi P.za Matteotti dove abbiamo parcheggiato l’auto.


Saliamo quindi in auto e giriamo a dx in Via Vittorio Veneto, percorsi 630 mt giriamo a dx in Via Manzoni seguendo la segnaletica per il “Cimitero” (14).


Il cimitero di Varano Borghi fu progettato dall’Arch. Paolo Cesa Bianchi, già ingegnere e architetto della Fabbrica del Duomo, su incarico della famiglia Borghi che già gli aveva affidato il restauro della Villa ed il progetto della Chiesa Parrocchiale. Aperto alle sepolture nel 1911, in origine presentava la struttura di un semplice quadrato recintato da un muretto che sostiene ancora oggi una preziosa inferriata opera di artigiani locali.


L’ingresso avviene tramite una pusterla in mattoni rossi e sul lato opposto, esattamente di fronte ad esso, si eleva la Cappella Borghi con facciata a capanna abbellita da una trifora e decorazioni in ceramica che ricordano le opere dei maestri Della Robbia. Ai lati della Cappella dipartono due porticati riservati alle tombe dei notabili del paese. Alla fine del porticato di destra vi è la Cappella dei Caduti della Grande Guerra all’inteno della quale vi sono pitture probabilmente opera di un artista locale.

Finita la visita al Cimitero saliamo in auto e facciamo rientro a casa.

Nella galleria fotografica alla fine del post troverete tutte le foto del percorso.

Lunghezza percorso : circa 5 km

Tempo di percorrenza : 1 ora e 30 minuti circa escluso soste

Aggiornato a marzo 2025

Galleria fotografica percorso

Commenti