Cairate e il Monastero di Santa Maria Assunta

 


Ci rechiamo a Cairate percorrendo la SP42 e lasciamo l’auto nell’ampio parcheggio gratuito di Via Faenza.


Ci incamminiamo verso sx ed al termine della via andiamo a dx in Via Monastero.

Dopo un centinaio di mt troviamo il cancello d’ingresso al Municipio (1) ed al Parco adiacente.


Proseguendo sempre diritti giungiamo in Via Molina dove è situato l’Arco di Manigunda (2) : l’arco trionfale, decorato con statue dell’Assunta e di due angeli, risale al 1710.


Dopo 55 mt entriamo a sx in Via Pontida fino a pervenire in P.za Giardino delle Badesse.


Dal camminamento adiacente alla Piazza si raggiunge il “Monastero di Santa Maria Assunta” (3).


Il complesso edilizio dell’ex Monastero di Cairate è il risultato di oltre mille anni di storia. Nato in epoca romana (737 d.C.) come fattoria, ha subito nei secoli profonde ristrutturazioni. In epoca longobarda fu chiesa funeraria e necropoli, divenne monastero in epoca romanica. Ulteriori modifiche vi furono in seguito alla Controriforma per permettere la clausura. Per circa un millennio il monastero, che possedeva più della metà del territorio cairatese e i quattro mulini, è stato il centro economico e sociale di Cairate, favorito da importanti privilegi concessi nel tempo dai nobili possidenti: i Torriani, la famiglia Cairati, i Visconti e gli Sforza. Il complesso fu soppresso in epoca Napoleonica e frazionato fra quattro nuovi proprietari. Adibito ad usi residenziali subì pesanti stravolgimenti soprattutto nella chiesa. Tra il 1975 e il 1996 il comune di Cairate e la provincia di Varese acquistarono l’immobile. Dopo profondi restauri, l’immobile ospita oggi uffici pubblici e spazi espositivi. Compongono il complesso:

- il Monastero vero e proprio che si affaccia sul chiostro, la cui costruzione risale alla metà del XV secolo. Il chiostro, che conserva preziosi affreschi, è costituito da un porticato in arenaria con due ordini di archi. Frutto di diverse modifiche e aggiunte, ha una forma quasi trapezoidale;


- il quartiere di San Pancrazio eretto tra Quattrocento e Cinquecento su una costruzione più antica, probabilmente il nucleo originario di epoca tardoromana. Al primo piano conserva la “Stanza dei Fiori” interamente decorata con motivi floreali e ornamentali;

- la chiesetta di Santa Maria che si presenta molto diversa dalla struttura precedente al frazionamento. Oltre allo spoglio interno, i nuovi proprietari fecero abbattere due navate e due campate. Oggi della chiesa rimangono l’altare e i preziosi apparati pittorici;


- i rustici della corte ovest costruiti tra il XVIII e il XIX secolo.

Il monastero si è arricchito nei secoli di numerose decorazioni. Molte di queste sono oggi ospitate presso la Pinacoteca Ambrosiana, il Museo del Castello Sforzesco di Milano e il Museo degli Studi Patri di Gallarate. Nel complesso si conserva l'arco trionfale d'ingresso, costruito in epoca barocca. È decorato con una statua dell’Assunta e due angeli. Rimangono nel monastero anche dipinti di diverse epoche, tra cui il ciclo dell’Assunzione della Madonna di Aurelio Luini datato al 1561. L’opera si trova nella chiesetta e occupa tutta la parete di quella che costituiva la sala delle monache. L’affresco si compone di diverse scene che narrano la vita della Vergine, scandite da dipinti in trompe-l'œil. Al centro si trova l’Assunzione della Vergine, immersa in una luce dorata e circondata da apostoli, angeli musicanti e nuvole. Gli spazi di proprietà della provincia costituiscono il Museo del Monastero che conserva i locali, i reperti e gli affreschi delle varie epoche. L’esposizione si articola in tre percorsi "Prima del monastero, età romana e tardo antica", "Il monastero altomedievale, età longobarda" e "Il monastero dal Romanico al Rinascimento". Un quarto percorso, su prenotazione, permette di visitare l’area di San Pancrazio e la “Stanza dei Fiori”. Nel primo percorso è possibile ammirare una tomba in pietra e percepire la presenza della nobildonna Manigunda, mitologica fondatrice del monastero. Tra leggenda e storia si narra che il sarcofago sia di Manigunda, nipote del re longobardo Liutprando, la quale soffriva di una forte malattia ai reni da cui guarì solo bevendo acqua da una fonte di Cairate. Da qui la decisione di prendere i voti e fondare il monastero.






Terminata la visita al Monastero ripercorriamo Via Pontida ed andiamo a sx in Via Molina fino a raggiungere P.za Libertà. Qui si erge la “Chiesetta vecchia dei SS. Ambrogio e Martino” (4).


Le informazioni sulla storia e fondazione di questo edificio sono incerte. Una primitiva chiesa era già presente nel XVI secolo durante la visita di San Carlo Borromeo. Successivamente è stata ricostruita, probabilmente nel Settecento. L'edificio presenta un’unica navata rettangolare con volta a botte. La facciata, di impronta barocca, è divisa in due da una fascia marcapiano e sormontata da un timpano. Sopra l’ingresso si trova una finestra, oggi murata, ma un tempo contenente l’antico organo. Sostituita nella seconda metà del Novecento dalla nuova Parrocchiale, la chiesa è stata deposito sino ai primi anni Ottanta. Per non compromettere la stabilità della torre campanaria sono state rimosse le cinque campane mentre, tra il 1996-98 in seguito a crolli, la copertura è stata interamente sostituita. Grazie al lavoro della Pro Loco l’ex chiesa parrocchiale è oggi un auditorium.

Sulla facciata di un edificio di proprietà comunale, posto nelle vicinanze, è posizionata una lapide a ricordo dei caduti della prima guerra mondiale.


Fiancheggiamo l’Auditorium sulla sx imboccando Via Jesi dove c’è un piccolo parco e poi andiamo a dx in Via Pontida che ci conduce in Via XX Settembre.

Andiamo verso sx per 60 mt dove è sito il “Chiesuolo di Marzo” (5).


Questa costruzione, segnalata sulle mappe catastali del XVIII secolo come oratorio della Beata Vergine, era conosciuto da tutti semplicemente come la Madonnina. Anticamente posta come una sorta di spartitraffico all’incrocio tra le vie Bari e Crosti, oggi sorge vicino al grande giardino del suo proprietario su ciò che è rimasto di quelle strade (semplici sentieri). Il Chiesuolo deriva il proprio nome dall’immagine dell’Annunciazione qui custodita un tempo e poi sostituita dalla tavola del pittore Antonio Porro con la Vergine del Rosario. Fino al Seicento le vie Bari e Crosta costituivano l’accesso al paese per chi veniva dalla Valle Olona, è perciò plausibile che la cappellina fu costruita quando venne realizzato il tratto di Via XX Settembre da P.za Italia all’edificio stesso, con lo scopo di lasciare un segno religioso nel nuovo ingresso del paese. Ogni 25 marzo, o nei giorni a ridosso, i Cairatesi si recano in processione al Chiesuolo per cantare i Vespri.

Il Chiesuolo si trova all’incirca a metà dell’itinerario “da Fontana a Fontana” che collega la fontana di Bergoro a quella di Lonate Ceppino.

Entriamo ora a dx sullo sterrato per 160 mt fino a giungere in Via Crosti che percorriamo per 140 mt, attraversiamo con cautela Via Dante Alighieri e continuiamo diritti in Via Alberti.

Percorsi 90 mt davanti a noi si apre lo spiazzo in porfido antistante la “Chiesa parrocchiale dei SS. Ambrogio e Martino” (6).


La Chiesa è stata costruita tra il 1944 e il 1956 in sostituzione dell’omonima ex parrocchiale. Con impianto a croce latina la struttura si compone di un’unica navata, con cappelle laterali e abside semicircolare. Due corti transetti “annullano” la croce latina, rendendo gli interni molto vasti. La navata è coperta da volta a botte e un’alta cupola si innalza nell’intersezione. La facciata è a salienti con cinque portali, con il principale affiancato da due colonne cilindriche. Gli esterni sono decorati in stile romanico con mattoni a vista e rientranze. Nella sezione centrale si trova una grande finestra con arco a tutto sesto. In aggiunta a quest’ultima, gli interni sono illuminati da altre vetrate colorate, rappresentanti San Martino e Sant’Ambrogio. Gli affreschi dell’abside, dell’arco trionfale e del presbiterio sono interamente opera di Mario Bogani, che ha anche dipinto la tela della Crocifissione posta in una cappella laterale. Domina il presbiterio un ciborio, decorato con bassorilievi romanici, sotto cui si trova l’altare maggiore.

Proseguiamo ora verso dx in Via Alberti per 130 mt per poi continuare verso sx in Via Fornasari. All’incrocio attraversiamo in sicurezza sulle strisce pedonali di Via Corridoni ed andiamo diritti in Via Bozzoni.

Percorsi 220 mt imbocchiamo a dx Via Rimembranze, fiancheggiamo il Campo sportivo fino a giungere all’ampio parcheggio di Via S. Martino.

Proseguiamo sul vialetto pedonale che corre parallelo a Via S. Martino e troviamo l’area del “Cimitero militare” (7).



Attorniato da una Via Crucis, i cui dipinti sono ormai scomparsi, lo spazio ospita i resti di un cannone, numerose croci in pietra, il Monumento ai Caduti nelle due guerre mondiali ed un cippo con targa per il Centenario del Milite Ignoto (1921-2021).

Arriviamo quindi al Cimitero dove sorge la “Chiesa della B.V. Maria o Madonna di San Martino” (8).


La fondazione di questa Chiesa risale probabilmente alla dominazione franca. Adiacente al cimitero, la chiesa è composta da un’aula rettangolare con abside semicircolare e soffitto piano. La facciata a capanna è intonacata e preceduta da un semplice protiro. Sul fianco sinistro si trova un piccolo campanile a vela, con una campana nell’apertura a trifora. Le mura interne riportano lastre con dediche ai defunti, mentre al centro dell’abside si trova un affresco rinascimentale rappresentante la “Madonna in trono con il Bambino” di autore ignoto.

Costeggiando il Cimitero raggiungiamo Via Bellingera che percorriamo verso dx per 250 mt. Attraversiamo con cautela la SP42 e proseguiamo diritti in Via Faenza per tornare al parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto.

Di notevole interesse anche le frazioni di Peveranza e Bolladello di cui vi abbiamo parlato in questo post 👇

Cairate : le frazioni Peveranza e Bolladello

Nella galleria fotografica alla fine del post troverete tutte le foto del percorso.

Lunghezza percorso : circa 2,6 km

Tempo di percorrenza : 1 ora circa escluso visita al Monastero

Aggiornato a ottobre 2025

Galleria fotografica percorso


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